XXII Edizione Premio Nazionale di Poesia “Ossi di seppia”
Determinazione della Giuria:
- 1° classificato Diana Maat (eteronimo) – Campania
- 2° classificato Alessia Bronico (Abruzzo/ Lombardia)
- 3° classificato Umberto Morello (Liguria)
Motivazioni della Giuria:
- 1° Classificato: Diana Maat. C’è, fra noi in giuria, chi è stato colpito dalla sapiente leggerezza dei versi di Diana Maat. Chi, invece, ha notato la sua capacità di passare con fulminea naturalezza dall’astrattezza di una parola (per esempio “filosofia”, o “geometria”) a un pensiero, prensile, tattile, pieno di sensi. Chi, ancora, ha trovato interessante il sostrato biblico, sul quale il suo dettato si regge così spesso… Tutti, però, ci siamo trovati d’accordo nel rilevare come le qualità più intriganti della poesia della Maat stiano in versi come questi: “Apprenderò la geometria / del piano ultraterreno, / l’apprenderò in silenzio, / perché sono una bambina.” Si tratta di versi brevi, precisi e senza fronzoli. Versi nei quali il cantabile letterariamente scaltrito non è fine a se stesso, non è pura retorica formale, cioè, ma sa sposarsi con levità di tocco con un orizzonte immaginativo alto e fanciullescamente pieno di urgenza di significato. Non è per niente facile, in poesia, raggiungere credibilmente un tono fiabesco. In questo, soprattutto, sta la vittoria della Maat».
- 2° Classificato: Alessia Bronico «Tutti possiamo arrivare a capire cosa significa un “ticcheteticchetetacchete“ per scritto. Pochi sanno, invece, cos’è una “zama”*, e una “zama versatile”, per di più. Ancora meno, forse, saranno coloro fra di noi che sanno cosa vuol dire RAL. Si tratta, ci dicono, di un acronimo tedesco che oggi è usato quasi esclusivamente per definire una scala di colori nell’ambito delle vernici e dei rivestimenti. Bene. Intorno a questa “scala” si sviluppano i versi che ci ha fatto avere Alessia Bronico. La quale, non solo non teme l’estrosità un po’ occulta della sua parola-a-chiave, ma si permette di fare poesia – poesia visiva e di superficie, sì, ma assai lucida, e piena d’ironia – utilizzando con sbarazzino candore un insolito spettro lessicale che sta fra il buffo del ticcheteticchetetacchete e di un ossessivo tin tin tin e la “zama versatile”, appunto. E lo fa, con notevole vigore narrativo, per raccontare, in modo “contemporaneo”, di una cosa antichissima: l’amore. (zama: lega di zinco unita a piccole percentuali di alluminio, magnesio e rame)»
- 3° Classificato: Umberto Morello. «“Fa così tardi / che ragioniamo in rondine” e “Adesso il cielo ci trema / rovesciato…” sono due nitidi esempi del modo, tutto interiore, con il quale Umberto Morello si confronta con la parola poetica. Che in piena coerenza con l’attitudine del poeta e del suo “occhio mentale” verso l’essenzializzazione dei dati percettivi e dell’esperienza vissuta, sembra consistere quasi più di vuoti e trasparenze figli di una sorta di sottrazione di realtà, che di altro… Vuoti e trasparenze, che corrispondono bene all’eco di una vocazione meditativa, fertilmente introflessa. Oggi, in generale, la poesia sta andando verso la prosa. La poesia cosiddetta “lirica” sembra aver esaurito il suo decorso storico. I versi che ci ha fatto avere Morello ci hanno convinti, soprattutto perché sono riusciti a ricordarci che è ancora possibile, al contrario, fare della buona poesia lirica. Ed è possibile dar voce, per fortuna, a quanto forse troppi poeti hanno messo nel dimenticatoio, l’anima».
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